La statua votiva nota con il nome di Artemide Efesia è un oggetto di culto di straordinaria complessità iconografica. La statua in bronzo e alabastro è oggi conservata presso il museo archeologico nazionale di Napoli a cui è giunta come parte della collezione Farnese.
La complessità dell’apparato decorativo dell’opera votiva testimonia il culto, esclusivo della città di Efeso, di Artemide come divinità procreatrice e protettrice della natura e degli animali selvatici. Connotato da una ritualità misterica ed esclusivamente femminile questo culto anatolico propone dei simboli che rimangono difficili da decifrare, visibili in tutta la loro ricchezza sulla veste della scultura votiva, creando un interessante contrasto con il viso e le mani della dea realizzate assecondando la pulizia della scultura classica, contrasto accentuato dalla bicromia dell’alabastro bianco e del nero bronzo verniciato, di cui un’eco si trova nell’opera di Giorgio Tentolini. L’artista compone infatti la sua opera decentrandola fortemente verso sinistra e contrastando la verticalità del mezzo volto della dea attraverso campiture orizzontali grigie e turchesi. Lo spettatore si trova così frontale ad Artemide il cui sguardo antico senza pupilla attrae con sconvolgente magnetismo, quasi fosse un invito iniziatico agli antichi riti.
The votive statue known as Artemis Ephesia is a cult object of extraordinary iconographic complexity. The bronze and alabaster statue is today kept at the National Archaeological Museum in Naples, to which it came as part of the Farnese collection.
The complexity of the votive work’s decorative apparatus testifies to the cult, exclusive to the city of Ephesus, of Artemide as a procreative deity and protector of nature and wild animals. Connoted by a mystery rituality and exclusively feminine, this Anatolian cult proposes symbols that remain difficult to decipher, visible in all their richness on the robe of the votive sculpture, creating an interesting contrast with the face and hands of the goddess, realised in accordance with the cleanliness of classical sculpture, a contrast accentuated by the two-tone colouring of white alabaster and black painted bronze, an echo of which can be found in Giorgio Tentolini’s work. In fact, the artist composes his work by strongly off-centring it to the left and contrasting the verticality of the goddess’ half-face with grey and turquoise horizontal backgrounds. The viewer is thus confronted with Artemis whose ancient, pupil-less gaze attracts with overwhelming magnetism, almost as if it were an initiatory invitation to ancient rites.