Luce e colore: questa è l’arte di Oreste Albertini.

Le sue vedute, i suoi paesaggi sono declinati da una luce che si trova in pochi altri artisti. Un amante della montagna come Albertini ben sa qual è l’effetto ottico ed il senso di stordimento che pervade l’escursionista che affaticato giunge in cima al monte.
Gli si apre sotto di sé tutto ciò a cui ha dato le spalle durante l’ascesa. Dacchè vedeva solo il sentiero annerito da innumerevoli passi, gli si squaderna un tale carnevale di verdi, ocra ed blu che ha la sensazione di non poterli vedere tutti assieme, tutti contemporaneamente nella sua iride. E per un momento, per quel breve istante, il suo occhio, il suo corpo, e non la sua mente, comprende cosa sia l’essenza della luce di cui tante volte ha letto, ma di cui non ha mai fisicamente esperienza.
La luce è ogni colore.
E tale medesimo istante è quello che Albertini coglie nelle sue opere.
Allora si può ben comprendere perché la sua pittura sia costruita per accostamenti di colori. Piccole pennellate dalle sfumature più disparate concorrono a formare una singola campitura.

Non ci si stupisca che il prato ingiallito dal sole di “Lago di Lugano da Viconago” sia composto da viola, marrone, verde e grigio. Oppure se la terra appena vangata de “La raccolta delle patate” abbia tocchi di nero e blu e giallo. Questo studio approfondito della scienza ottica rende Albertini anche un maestro del crepuscolo. Il fatto che tale ora del giorno sia di natura transitoria ed effimera ben si sposa con la ricerca di Albertini.

Raggiunge il suo apice in “Trittico della Val Ceresio”. Al borgo di Viconago in ombra e sonnecchiante, in tutte le sfumature del blu, fa da contraltare la luce del cielo e delle cime dei monti, in quella che pare essere la versione della luminosa della terra.

Albertini qui ci prende per mano e ci insegna che ogni colore ha la sua versione notturna. Si arriva quindi a capire che l’attenzione di questo autore per i luoghi della sua vita non è semplice pigrizia o mera ostinazione.
Albertini ha capito che una valle e ai suoi piedi un lago non è solo un rilievo orografico da tracciare con la matita, è bensì un teatro: il palcoscenico dei colori e della luce.